PINACOTECA VIRTUALE

 

0Le opere di Italo Cinti
nella collezione del Comune di Copparo

 

Ogni particella, guizzando, incontra schiva le altre e ha le sue orbite. Direi che si tratta di pura coscienza, di ricordo autonomo che va per gli universi e si accresce come un sistema di memorie che si allarga, creando galassie. E ha la serenità dell'assoluto, sentendosi sempre nello scorrere di un'apparizione appena raggiunta; e la speranza avventurosa del relativo sapendo bensì che ogni attimo farà nuovi incontri. [Italo Cinti]

 

CENNI BIOGRAFICI
Italo Cinti nasce a Tamara, una frazione del Comune di Copparo (FE) il 3 maggio 1898. Inizialmente segue le orme paterne conseguendo il diploma magistrale e diventando maestro di scuola elementare a Copparo per un breve periodo.
Poi s’iscrive alla’Accademia di Belle Arti di Bologna, ottiene la licenza accademica nel 1921 e dopo alcuni anni diviene professore nello stesso istituto; si sposa molto giovane con Maria Talin e si trasferisce a Casalecchio di Reno (BO). Inserito stabilmente nell’ambiente artistico bolognese, aderisce al Futurismo (al cosiddetto “Secondo Futurismo”), che in città si stava diffondendo grazie al contributo d’importanti artisti tra cui Angelo Caviglioni, Giovanni Korompay, Mario Guido Dal Monte e Tato. In questo cenacolo Cinti elabora una personalissima ricerca stilistica, dove emergono singoli elementi ascrivibili al movimento ma sublimati in una dimensione di rara capacità inventiva assolutamente autonoma e originale. La sua produzione artistica si alternava alla docenza e alle rilevanti attività di scrittore, giornalista, critico d’arte e conferenziere, per le quali viene ricordato come esimio conoscitore di pittura moderna e contemporanea. 
Muore a settant’anni a Casalecchio di Reno il 28 giugno 1968. Il suo corpus pittorico e grafico è racchiuso in un arco di circa cinquant’anni (1920-1968), esposto in oltre trenta mostre, personali e collettive, che si tennero in Italia e all’estero. Sue opere si trovano in collezioni private italiane e di altre parti del mondo, e presso Gallerie pubbliche nazionali e internazionali. Nel suo lascito testamentario dona al Comune di Copparo cinquanta opere tra dipinti e disegni, che formano la “Collezione Italo Cinti”, una parte cospicua dell’intero patrimonio comunale d’arte contemporanea.

LE OPERE DEGLI ANNI ’30
In questa fase, nei dipinti il punto di partenza è ancora la realtà oggettiva, ma l’eventuale dato descrittivo-impressionista è valicato da un mutato procedimento conoscitivo. I paesaggi montani schiudono un altro tipo di riflessione: l’assenza di una linea d’orizzonte netta costituisce un paradigma figurativo che favorisce il determinarsi di una primissima trasformazione delle qualità immanenti del reale. Sussiste un legame forte con il soggetto, ma è soltanto lo spunto per elaborare una rivisitazione della natura, nella quale le irregolari e cangianti creste delle alte vette dolomitiche, le ridotte porzioni di cielo e i radi pascoli sono sottoposti a una sintesi delle forme e dei colori che anticipa quella ben più radicale riscontrabile nei lavori dell’immediato secondo dopoguerra. Nel corso della sua carriera Cinti tornerà a confrontarsi con questo tema archetipico, purificandolo da ogni residuale riferimento concreto per convergere su direzioni espressive esclusivamente interiori. I disegni propongono soggetti diversi, realizzati con un tratto estremamente ordinato, che struttura gli oggetti e gli spazi mediante un chiaroscuro modulato e incisivo, affrancato dai rapporti di verosimiglianza in totale parallelo con la sua pittura.

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LE OPERE DEGLI ANNI ’40 E ’50
È il periodo più noto dell’artista, conosciuto attraverso molte mostre, contraddistinto da una feconda linea poetica che continuerà sino alla sua morte. Dopo i paesaggi di montagna concentra ora la sua indagine pittorica sulla raffigurazione di ambienti e organismi riconducibili all’universo naturale, definitivamente trasfigurati in una dimensione introspettiva simbolica e onirica generata da influssi compositi, in primis quelli ascrivibili al Futurismo. Quelle che dipinge in questi anni sono rappresentazioni enigmatiche dal carattere allegorico, dove affiora un’inconscia necessità di ritrovare una purezza perduta, un incanto e un amore originario, sono proiezioni mentali fondate su una fulgida scelta cromatica impostata tramite diverse soluzioni tecniche. Frequentemente la sua vena immaginativa comunica un’ansia di assoluto, un intimo bisogno di rendere corporeo l’invisibile rivelando una profonda meditazione sulla trascendenza religiosa, che nei suoi quadri è incarnata dalla presenza di un’energia luminosa in continuo movimento. Si può parlare, a questo proposito, di Futurismo ‘mistico’. È un percorso visionario che nel corso degli anni ’50 si cimenterà anche con le atmosfere surrealiste, talvolta trascinando la sua pittura su esiti che sfioreranno in alcuni casi l’astrazione.

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LE OPERE DEGLI ANNI ’60
I dipinti di questo decennio culminanti nell’anno della scomparsa (1968) proseguono nel solco dei concetti estetici fissati nella seconda metà degli anni ’40. Cinti affina l’analisi della propria coscienza spirituale per identificare i recessi delle emozioni e delle sensazioni, approfondisce con coerenza la sua concezione estraniata dalla realtà fenomenica nel tentativo di esplorare mondi arcani per svelare l’immateriale, in uno sforzo creativo e filosofico che risponde a interrogativi primordiali. Per quanto concerne i disegni, quelli appartenenti a quest’ultimo ciclo sono il gruppo più numeroso della “Collezione Italo Cinti” del Comune di Copparo; presentano soggetti differenti eseguiti con il consueto nitore grafico tipico dell’artista, molti sono in piena continuità con la sua coeva pittura.

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Ultima modifica dei contenuti: 26/05/2021